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Quando il vandalismo viene giustificato sotto le sembianze puritane di una protesta contro il capita


Non ci sarebbe da aggiungere niente. Le immagini parlano da sole e tanto è stato detto da tanti/tutti su questo argomento.

Solitamente, poi, preferisco tenermi alla larga dalle discussioni in materia di politica, poichè riconosco le mie molte lacune in materia.

Difatti, non sonoadeguatamente informata sulle ragioni intrinseche che sorreggono la protesta NoExpo, anche se da quello che circola sul web, credo di aver compreso che il punto fondamentale è che tali movimenti ritengono che si tratti di un evento sfarzoso e inutile, finanziato dalla corruzione e da enti e imprese simbolo del capitalismo senza scrupoli.

Mi scuserà chi crede in tali principi se esprimo la mia opinione senza essermi dotata delle necessarie conoscenze per valutare il nocciolo della protesta.

Ma grazie a Dio, in Italia, esiste la libertà di opinione.

In fondo, se un ragazzo può dire in televisione che quello che è successo ieri è giusto perchè "gli piace stare in mezzo al casino", penso di poter esprimere le mie convinzioni senza essere eccessivamente taccciata di decontestualizzazione.

In definitiva, credo sia questa la cima dell'iceberg: la libertà di opinione.

A prescindere dalla mia personale convinzione, secondo cui l'Expo costituisce una grande occasione di riscatto per l'Italia oltre che una possibile rampa di lancio per una progressiva ricrescita economica, visto l'afflusso di turisti e quindi di capitali esteri che porterà con sè, indipendentemente dagli episodi di corruzione che hanno sporcato la manifestazione e dall'intervento di operatori non del tutto trasparenti, sono disposta, in qualità di cittadina di uno Stato fondato sulla libertà di espressione, ad ascoltare pareri discordanti.

Ma quando il tentativo di farsi ascoltare dai media, dalla popolazione, dalle sfere dei potenti giustifica devastazione, vandalismo, inciviltà, spregio della proprietà privata e dei sacrifici altrui?

La risposta è MAI.

Mai: non può giustificarlo.

Nessun messaggio, per quanto fondato e importante può validare un uso della violenza cieco e senza schieramenti.

Che non ci vengano a dire che sono stati colpiti solo e solamente i simboli del capitalismo! Le macchine che bruciano per le strade, i cestini divelti, le strade ricolme di vestiti abbandonati e le mura imbrattate sono di tutti i milanesi. Di tutti gli italiani, oserei dire, che speravano che l'Expo fosse l'opportunità per fornire un'immagine sfavillante e cosmopolita della propria bistratta nazione a tutti i paesi europei ed esteri che hanno gli occhi puntati su di noi.

Un milanese qualsiasi, con un conto in banca molto simile a quello dei manifestanti, ieri ha guardato la carcassa della sua auto in fiamme e ha pensato che gli mancava ancora qualche rata da pagare o che, dovendo comprare un'auto nuova, non potrà regalarne una al figlio per il suo prossimo compleanno oppure che da oggi dovrà affrontare a piedi il tragitto casa/lavoro.

Come può essere una dinamica autorizzata dalla necessità che il mondo conosca le ragioni della protesta NoExpo?

La cosa che mi ha sconcertato e spinto a scrivere questo commento è stato leggere in risposta a un post di una mia amica, la critica di una sua conoscente lamentatasi, con un discorso ben scritto che denota cultira e capacità di ragionamento, che si è data visinbilità solo ai danneggiamenti e alla devastazione ed è stato tolto spazio alla diffusione del messaggio perpetuato dalla manifestazione pacifica.

Ma stiamo scherzando?

Non è stata l'opinione pubblica a togliere visibilità alla protesta pacifica, sono stati i gruppi interni alla processione che hanno deliberatamente deciso di deviare l'attenzione del mondo sulla violenza ingiustificata spostandola irrimediabilmente dal sano dibattito politico.

Di fronte a un tale orrore, come è possibile chiedere che non ne venga sottolineata e ribadita l'aridità, per dare invece spazio ai, pur validi, intendimenti che hanno costituito la miccia di eventi vandalici fini a se stessi?

E' assurdo. Sarebbe quasi come chiedere che invece delle morti causate dagli attacchi terroristici dell'Isis venisse dato rilievo ai passaggi del loro pensiero religioso che legittimano l'uccisione di massa!

Quindi, in conclusione, di fronte a un tale scempio, invece di inutili rimarcazioni del messaggio che portava con sè la processione poi degenerata in distruzione, ogni milanese, ogni italiano, che conserva un minimo di orgoglio nazionale e rispetto per il proprio paese, dovrebbe fare solo una cosa: abbassare il capo e vergognarsi.

Vergognarsi che in qualche modo sia passato il concetto che se è in corso una protesta è "normale" che, per farsi "sentire", vengano distrutte le cose, senza alcun controllo nè discernimento.

Altrimenti, di questo passo, ci ritroveremo al livello dell'uomo preistorico, che per farsi ascoltare dal proprio interlocutore gli sbatte in testa la clave e lo uccide.

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